La ITM è al fianco di tutti coloro che hanno ricevuto lettere dell’INPS finalizzate al recupero di prestazioni pensionistiche indebitamente erogate.
Mette loro a disposizione, gratuitamente, una diffida ad hoc necessaria per bloccare la richiesta di versamento delle somme non dovute.
Offre assistenza legale ai cittadini coinvolti in caso di silenzio o diniego.
I FATTI
L’INPS sta inviando migliaia di lettere per chiedere indietro le prestazioni pensionistiche loro erogate. In queste lettere, spesso, l’INPS non si sforza di motivare in alcun modo il recupero forzoso e, pertanto, così facendo, abusa della propria posizione di forza nei confronti di quanti, affidandosi all’Inps, sono divenuti percettori di queste somme nella convinzione che lo stesso istituto (com’è in effetti) sia già in possesso di tutti i dati che fondano il diritto e la misura della prestazione erogata.
L’assenza di motivazione del provvedimento con cui si annuncia il recupero del presunto indebito rende lo stesso illegittimo, per violazione dell’art. 3, Legge 241 del 1990.
C’è poi da considerare che l’assenza della responsabilità e la buona fede (connessa al comma 4, art. 38 Cost.) del destinatario escluderebbero a priori l’obbligo di rimborso derivante dalla percezione di denaro non spettante, come affermato in una recente sentenza della S.C. di Cassazione.
LA SENTENZA
Il riferimento è alla sentenza n. 482 dell’11 gennaio 2017 della Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso dell’Inps, dichiarando che
“le pensioni possono essere in ogni momento rettificate dagli enti erogatori in caso di errore di qualsiasi natura commesso in sede di attribuzione o di erogazione della pensione, ma non si fa luogo al recupero delle somme corrisposte, salvo che l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato”