Il Bonus Mamme è una misura introdotta in Italia con la Legge di Bilancio 2024 (art. 1, commi 180-182, legge n. 213/2023) per sostenere le madri lavoratrici
attraverso un esonero contributivo o un contributo economico. Inizialmente, il bonus era destinato principalmente alle lavoratrici con contratto a tempo
indeterminato, escludendo le lavoratrici precarie (con contratti a tempo determinato) e altre categorie come le lavoratrici domestiche o autonome in regime
forfettario. Tuttavia, nel 2025 sono state introdotte novità significative, e ci sono sviluppi in corso per estendere il beneficio anche alle lavoratrici precarie, grazie a
ricorsi legali.
- Cos’è il Bonus Mamme?
La misura si articola in due forme principali per il 2025:
- Esonero contributivo fino a 3.000 euro annui (250 euro mensili) per le lavoratrici con contratto a tempo indeterminato.
- Contributo economico di 480 euro annui (40 euro mensili) per altre categorie, incluse le lavoratrici precarie e autonome, erogato in un’unica soluzione
a dicembre 2025 tramite l’ INPS.
- Bonus Mamme per le lavoratrici precarie nel 2025
Le lavoratrici precarie (con contratto a tempo determinato) erano inizialmente escluse dall’esonero contributivo previsto per le lavoratrici a tempo indeterminato.
Tuttavia, grazie a ricorsi legali promossi e a sentenze di tribunali (es. Tribunale di Lodi e Milano), si sta aprendo la strada per includere anche loro.
- Situazione attuale
- La Legge di Bilancio 2024 e il Decreto Economia (approvato il 20 giugno 2025, decreto legge 30 giugno 2025 n. 95) hanno ampliato la platea dei beneficiari, includendo le lavoratrici con contratto a tempo determinato e autonome con un reddito ISEE inferiore a 40.000 euro annui.
- Il bonus per le lavoratrici precarie consiste in 480 euro netti annui (40 euro al mese per ogni mese lavorativo), accreditati dall’INPS a dicembre 2025, non soggetti a tassazione né a contributi e non rilevanti ai fini ISEE.
- Ricorsi e sviluppi legali
- L’esclusione delle lavoratrici precarie dal bonus originario (esonero contributivo da 3.000 euro) è stata contestata come discriminatoria, in violazione degli articoli 3 (uguaglianza), 31 (tutela della maternità) e 117 (rispetto del diritto europeo) della Costituzione italiana, oltre che della normativa UE sulla non discriminazione (es. direttiva 99/70/CE).
- Il Tribunale di Milano (ordinanza n. 217/2024) e il Tribunale di Lodi hanno ritenuto fondate le richieste di estensione del bonus, e la questione è ora al vaglio della Corte Costituzionale, che dovrà pronunciarsi. Nel frattempo, migliaia di lavoratrici precarie, soprattutto nel settore scolastico, stanno presentando ricorsi per ottenere l’esonero contributivo da 3.000 euro annui.
- Sentenze favorevoli (es. a Lodi, Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania) hanno già riconosciuto a lavoratrici precarie il diritto a rimborsi contributivi fino a 3.000 euro, basandosi sul principio di non discriminazione tra lavoratrici a tempo determinato e indeterminato.
- Come accedere al bonus
- Per il contributo da 480 euro: Le lavoratrici precarie devono presentare una domanda online tramite il portale INPS (con SPID, CIE o CNS) o attraverso un patronato. Le modalità operative saranno chiarite dall’INPS dopo la pubblicazione del decreto attuativo.
- Per l’esonero contributivo da 3.000 euro: Le lavoratrici precarie possono aderire ai ricorsi promossi per ottenere l’estensione del beneficio.
- Differenze con le lavoratrici a tempo indeterminato
- Lavoratrici a tempo indeterminato: Continuano a beneficiare dell’esonero contributivo fino a 3.000 euro annui, applicato direttamente in busta paga dal datore di lavoro, senza necessità di domanda. Questo vale per madri con almeno due figli (fino ai 10 anni del più piccolo) o tre o più figli (fino ai 18 anni del più piccolo).
- Lavoratrici precarie: Per il 2025, accedono al contributo da 480 euro annui, ma possono ottenere l’esonero contributivo da 3.000 euro solo attraverso ricorsi legali.
- Critiche e limiti
- Esclusioni: Le lavoratrici domestiche e le autonome in regime forfettario restano escluse, suscitando critiche da sindacati e associazioni per una visione parziale del lavoro femminile.
- Importo limitato: I 480 euro annui sono considerati da molti un sostegno simbolico, insufficiente per affrontare le difficoltà economiche delle madri lavoratrici precarie.
- Tempistiche: L’erogazione a dicembre 2025 e la necessità di un decreto attuativo ancora in attesa rallentano l’accesso al beneficio.
- Come agire
- Per il contributo da 480 euro: Attendere le istruzioni INPS per la domanda online, previste nei prossimi mesi.
- Per l’esonero contributivo da 3.000 euro: E’ necessario richiederlo attraverso l’adesione ai ricorsi.
La ITM – Info Tutela & Mediazione mette a disposizione il proprio staff di professionisti per coloro che vorranno richiedere il proprio diritto all’esonero di € 3.000 annui al pari delle madri lavoratrici con contratto a tempo indeterminato
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